Mi chiamo Roberta Covelli, sono nata nel 1992, in provincia di Milano.
Questa è l’unica parte della descrizione di me su cui non ho dubbi: il seguito sarà un’altalena tra vanto e understatement, in effetti piuttosto coerente con la mia oscillazione continua tra logica e creatività, diritto e sociologia, metodo ed estro.
Scrivo per Fanpage.it, per Valigia Blu e per Slow News.
Sono autrice di un libro, un saggio pop edito da effequ: si chiama Potere forte per smontare già dal titolo il pregiudizio secondo cui la nonviolenza sarebbe una scelta debole e un po’ vile (spoiler: la nonviolenza è invece attuale, necessaria, politicamente potente, nel libro spiego perché).
Ho collaborato con l’Associazione Wikilabour: ne ho supportato le attività culturali e promozionali, ne ho curato l’aggiornamento delle voci del Dizionario dei diritti dei lavoratori, ho selezionato materiali per la stesura della newsletter.
Ho conseguito il dottorato di ricerca in Scienze giuridiche a Milano, Università Bicocca, occupandomi di Diritto del lavoro. La mia tesi riguarda il modello cooperativo: illustro la disciplina della società cooperativa, ne evidenzio criticità e abusi rispetto alla tutela dei lavoratori, analizzo gli esempi virtuosi di imprese recuperate e propongo una lettura della cooperativa come nuovo paradigma sociale, riprendendo i concetti di proprietà collettiva e beni comuni. Ma il dottorato non è (solo) la tesi: tra pubblicazioni, partecipazioni a convegni e progetti di ricerca mi sono occupata di diversi temi, in maniera più o meno approfondita, come di auto-organizzazione di lavoratori migranti contro il caporalato, pluralismo religioso e discriminazione, economia digitale, diritti costituzionali, contrattazione collettiva, tassazione presuntiva, libertà d’opinione sul posto di lavoro. Eccetera.
Ora sono assegnista di ricerca, sempre all’Università Bicocca, e sto cercando di approfondire il tema della partecipazione dei lavoratori, dei modelli di recupero di impresa. Mi piacerebbe dimostrare anche che il lavoro non è una merce e che, in quanto tale, andrebbe valorizzato. Ma questa è forse più politica che accademia.
Ah, nel frattempo ho scritto un altro saggio, sempre per (con, grazie a) effequ. Si intitola Argomentare è diabolico e la sua copertina è questa qui.
Istruzione, formazione e altro prima di oggi
Dopo il diploma classico al liceo Rebora di Rho, mi sono iscritta alla Statale di Milano, dove mi sono laureata in giurisprudenza con una tesi su Danilo Dolci e il diritto al lavoro, grazie alla quale ho vinto il premio Angiolino Acquisti Cultura della Pace di Sansepolcro nel 2017 e il premio Matteotti nel 2018.
Dopo la laurea ho svolto un anno di servizio civile all’ufficio scuola di Emergency, per la promozione della cultura di pace: dialogavo con bambini e ragazzi sui temi di guerra, nonviolenza e diritti umani, ma mi occupavo anche di formare i volontari, prendere contatti con le scuole, aggiornare le tracce e i materiali, gestire l’agenda degli incontri, analizzare i dati.
Per qualche settimana ho gestito il sito di una manifestazione milanese antirazzista: fare la webmaster non è il mio mestiere, ma adesso so usare un po’ Wix (abbastanza per scegliere WordPress).
Dal 2014 ho partecipato come volontaria a cinque edizioni del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, quattro volte come videomaker per la webtv, una come responsabile editing e fact-checking del webmagazine.
Nel 2017 ho seguito dei corsi di progettazione sociale: Advocating for change, su strategie di pianificazione e comunicazione dei progetti di advocacy sociale organizzato dal Training Centre for International Cooperation, e Training for social innovation, su imprenditoria sociale e ciclo di vita del progetto, organizzato dall’Istituto di ricerca sociale, Barclays e Sunugal.
Nel 2018 ho sostenuto gli esami in Antropologia culturale, Metodologie e tecniche didattiche, Psicologia e Pedagogia generale e speciale.
E poi c’è il teatro. Ho seguito qualche corso al Teatro dell’Armadillo: un corso base, un anno sulla vocalità, due corsi di improvvisazione, un seminario in sketch umoristico. Ora faccio parte della neonata compagnia Kairòs e della Compagnia del Tempo Perso. Il modo in cui preferisco vivere il teatro, però, è dietro le quinte, come declinazione delle attività che mi piacciono di più: scrivere, immaginare, educare, comunicare. Da qualche anno cerco di essere una guida teatrale per adolescenti del mio paese, del mio oratorio: condivido con loro gli obiettivi, costruiamo relazioni di fiducia, lavoriamo sulla presenza scenica e intanto si attivano meccanismi di inclusione, di riflessione, di creazione collettiva.