Di come il coronavirus si sia diffuso in Lombardia, di come (non) ci fossero piani di emergenza, della gestione politica della pandemia e delle responsabilità dello stato del sistema sanitario regionale si approfondirà.
Intanto la cronaca offre l’ennesimo esempio, ironico quasi, di giravolta politica: la giunta Fontana ha emesso un nuovo atto, l’ordinanza 4 aprile 2020.
Ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione, vanno adottare tutte le misure precauzionali consentite e adeguate a proteggere sé stesso e gli altri dal contagio, utilizzando la mascherina o, in subordine, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca, contestualmente ad una puntuale disinfezione delle mani.
Gli ospedali erano insicuri, poi è arrivato Maroni
In Lombardia cambiano lievemente i colori, ma l’animo politico resta lo stesso. Dopo anni di amministrazione ciellina, è arrivato il periodo del governo leghista: si basa sugli stessi gruppi di potere e pacchetti di voti, ma esibisce sempre un po’ di cattivismo su base etnica o religiosa, per restar fedele a sé stesso. Ad esempio, dal 2016, con la giunta di Roberto Maroni ad amministrare la Lombardia, gli ospedali della regione hanno iniziato a esibire questo cartello.

L’affollamento di centauri con il casco integrale e donne con il burqa nelle sale d’aspetto degli ospedali era evidentemente un problema molto sentito dal personale sanitario che oggi spesso non ha nemmeno mascherine. Fuor di sarcasmo, la questione era di pura e semplice discriminazione religiosa, anche se, bisogna ammetterlo, ben celata nella delibera regionale, che ha infatti resistito perfino all’appello. Hanno ritenuto i giudici, e i politici prima di loro, che il sacrificio del diritto di espressione religiosa fosse ragionevole e proporzionato rispetto al valore della pubblica sicurezza. Pubblica sicurezza: quant’è strano pensare adesso a quel chiamavano sicurezza, eh?
Comunque oggi il successore di Maroni, Attilio Fontana, è chiaro: obbligo di mascherina, o di altro indumento che copra naso e bocca.
Tipo un niqab.
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